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English to Italian: Dissonanze General field: Art/Literary Detailed field: Poetry & Literature
Source text - English Non credo sarebbe possibile soffrire di più.
Dicono sia il meno che mi sarei dovuta aspettare, ma nonostante ciò, recondito, c’è il pensiero che qualcosa stia andando peggio di come dovrebbe.
E’ strano vedere come tutti mi trattino come un piccolo, delicatissimo mostro. Completi sconosciuti si rivoltano su sé stessi, per aiutarmi ad evitare scalini o attraversamenti non poi così pericolosi…ed ogni volta inciampano loro stessi, presi come sono dal morboso fascino con il quale fissano, mi incuneano i loro sguardi dentro, cercando di plasmare un ordine nel disfacimento del mio viso.
Sfigurata.
Mamma non vorrebbe sentirmi parlare così. Crede ancora, in preda ad un testardo fanatismo, che in qualche modo tutto si aggiusterà. Certo, non riesce mai a definire il 'come' questo avverrà (sempre così confuse, le mamme) ma la sua piccola preziosa, bellissima bambina è ancora lì sotto la carne bruciata, le fattezze accartocciate, il modo ironico in cui le mie labbra sono saldate a formare un perpetuo, stirato accigliamento. Una personale e moderna reinterpretazione de La Bella e La Bestia.
Ma in fondo, anche se dovessi vincere ogni razionale regola ed impedimento noto al mondo ed emergere da questa crisalide in una rinascita di splendore…Allora. Alla fine. Cosa?
Cosa c’è di me nel perpetuo rumore di fondo dell’ universo? Se ascoltassi l'eco della mia voce che urla dai tempi andati, avrei forse un sussulto nel riconoscerla?
Ho più che contribuito alla polvere del mondo, con la mia parte di cellule spazzate via: strati e strati del mio epitelio si sono seccati negli anni e si sono infiltrati nelle fessure dell’ universo. L’aria che respiri, in ogni momento, mi contiene. Inspira. Espira.
Devo avere respirato quella stessa aria che hai appena esalato, almeno una volta, ed in essa un po’ di te e di ogni altra cosa vivente che sia mai esistita. Devo persino avere respirato parti della Me Che Ero Prima.
Prove fisiche e tangibili che sono esistita. Prima.
E’ molto più reale questo pensiero che non le foto che Mamma mi ha mostrato.
Cosa è una persona se non la sua anima e l’involucro che la contiene?
Ebbene, io e la ragazza in quelle foto non abbiamo in comune nessuno dei due.
(Porto il lutto per lei, a volte. Piccola cosetta graziosa, era.
Piccola noiosa arpia.
Deve essere da qualche parte ad urlare che qualcuno le ridia indietro il suo posto: “qualcuno per favore uccida quella cosa disgustosa che ha rubato la mia vita!”
Beh, eccomi qui. Tu hai avuto le tue occasioni e le hai perse. Malasorte, chi lo nega…ma ora è il mio turno)
Sono stanca di ascoltare storie. Le sue storie. Sono tutti così ansiosi di invadermi con le loro informazioni tutte cose che non voglio sapere. Credono di dover riempire delle lacune. Una lacuna è una parte mancante di qualcosa. A me manca il qualcosa tutto intero. Ho soltanto un enorme urlante buco nero: tutto ciò che resta di lei.
Sono un mostro appena nato. Ho un viso che spaventa i bambini, inutili appendici dove dovrebbero esserci mani aggraziate ed una voce metallica che rantola fuori suoni sconnessi
(doveva davvero distruggere questo povero corpo così? Odio dover avere a che fare con gli avanzi di qualcun altro, soprattutto quando sono in cattivo stato)
Sono come le immagini che ti fanno chiudere gli occhi durante i film dell’orrore
(o così dicono. Non che io abbia mai visto un film dell’ orrore… si preoccupano forse per il mio animo fragile e sensibile?)
Parole parole parole.
Devo rimanermene seduta ad ascoltare le loro favole di come lei fosse bella e dolce; devo sorridere, mentre i loro occhi inquisitori mi sezionano con cura, cercando di reprimere paura e disgusto, pietà ed incomprensione.
Tu tu tu
Eri così viva
Avevi tanti interessi
Eri così bella il giorno della Comunione
Eri sempre così indaffarata
Adoravi i concerti
Eri splendida quando sorridevi…
Ooops
SILENZIO
…………………………………..
Vuoti giorni scavati seguiti da notti implacabili
Mi manca quasi l’ospedale: la sua routine fissa, tutti i giri delle infermiere per chiaccherate insensate e incessanti, annebbianti iniezioni. Ed un punto d’osservazione privilegiato per intravedere di sfuggita la vera sofferenza, quella a cui mi trovo quasi ad aspirare, in questo fatuo, falso mondo di lei. Il mondo che amava così tanto. Il maledetto mondo che la riamava così maledettamente tanto. Peccato lei non ci sia più, vi dovrete accontentare di me, scusate.
I suoi amici telefonano. Ancora ed ancora ed ancora
Non posso incontrarli: scoprirebbero l’impostrice, fuggirebbero urlando: chi è quel mostro maligno lì dentro, dov’è la nostra piccola principessa felice dolce serena amorevole MALEDETTISSIMA ODIATA VUOTA INUTILE STRONZETTA
Perciò li lascio tutti fuori
…………………………………..
Giorni vacui e notti implacabili
Nella stanza è rimasto a malapena il letto
Sono riuscita finalmente a convincerli a portar via tutta la sua roba, sebbene non sia riuscita a convincere Mamma ad un falò celebrativo per ricordare la sua recente scomparsa: “…ma come piccola, non ricordi? Adoravi questo vestito, e questi libri poi..ti piacevano, ricordi amore? E questo, questo lo hai comprato la prima volta in vacanza da sola, non vuoi bruciarlo davvero..ricordi?”
NO. NON HO FATTO, NON HO VISSUTO NON HO COMPRATO QUELLA STUPIDA STAMPA DURANTE NESSUNA STUPIDA VACANZA. BRUCIATE TUTTO E LASCIATE VIVERE ME ME ME ME. ME NON LEI.
Limbo. Non mi viene in mente nessuna parola migliore. Lei non è morta perciò io non posso vivere. Mi perseguita e mi supplica e piange ed urla e posso vedere la sua sofferenza quando i suoi occhi si posano su quella che era un tempo la sua pelle soffice ed è ora solo un memento a Mamma: neppure i migliori dottori possono riportare il velluto dove il fuoco ed e le lamiere hanno preso il viso della tua bambina, mentre lei urlava, sul ciglio di quella strada nel dolore accecante mentre tu, Mamma eri fuori chissà perché a sorridere ed essere piacente
TWINKLE TWINKLE LITTLE STAR
Ti ricordi, piccola innocente bimba, tutto il dolore di quegli ultimi istanti quando ti ha sferzata il pensiero lancinante che la vita non ha bellezza, che il dolore non ha ragioni? Sapevi che te ne stavi andando? Potevi sentire il tuo bel corpo trasformarsi in me, potevi sentire il tuo conscio allontanarsi e sorvolare le tue utopie di felicità? hai visto la mia mente insinuarsi, il suo buio un conforto, le sua amarezza uno scudo? Mi hai vista dirti “addio piccola, sei morta adesso”?
Eccomi qui
Tu non saresti sopravvissuta a tutto questo.
Fissano, bisbigliano.
Dicono dovrei ricostruire la mia vita; così dicono.
Duro convincerli che qualunque cosa lei abbia fatto; chiunque lei fosse… ebbene io vorrei solo correre nella direzione più opposta ed opponibile, fuggire nascondermi interrarmi e dormire, finalmente dormire
Lasciami dormire puttanella urlante! (C’è un termine per tutto questo, dice il mio analista , non che io lo ricordi, naturalmente. Non sto certo ad ascoltarlo o roba del genere)
Comunque.
Dovrei ricostruire la SUA vita. E renderli tutti felici, almeno mi lascerebbero in pace.
Dunque vediamo:
ma sua bella voce è andata
lo shopping non è esattamente un’opzione fattibile
non posso ridere non posso correre
non posso essere piacevole
amabile
delicata
e di quali altre cosette riempivi la tua vita, stupida bambina?
Ho promesso a Mamma che avrei ricominciato a dipingere (con queste mani?)
Naturalmente non li disturba affatto il non sapere minimante come si faccia, mi arrangerò. Intanto osservo Goya
I suoi amici sono di nuovo passati di qui
Loro. Le ultime facce che hai veduto, ricordi? (comunque più fortunata di me. Il primo viso che ho visto io, aprendo i tuoi occhi all’alba della mia vita; è stato quello di Mamma che chiamava il tuo nome, cercando disperatamente te nel mio sguardo vuoto)
Loro. Li ricordi? E ricordi quella notte?
Mi dirai mai cosa successe? NON URLARE NON URLARE NON URLARE NON
………………………………………..
Notti vuote e giorni storditi.
Ieri sono andata e ho cercato di bruciare tutto. Mamma conserva le tue cose religiosamente, come se tu stessi per tornare a casa presto. Come se credesse ancora che io sia te, quando due persone non potrebbero essere più distanti. Come come come potevi vivere questa vita, come potevi non urlare allora? Come potevi conservare quel sorriso e come potevi amare vivere e ridere ed amare e vivere?
Ho cercato di bruciare tutte le tue cose. Liberare me stessa e questa casa e la mia vita dall’ idea di TE, della Io Che Ero.
…………………
Non avresti dovuto urlare quando ho acceso il fiammifero.
Non mi avresti dovuto fare questo. Non hai altro appiglio in questo mondo che l’orrida sfregiata cinica ME.
Saresti dovuta andare via, o semplicemente rimanere in silenzio o scomparire o concederti il maledettissimo riposo eterno.
Te l’avevo detto. Ti avevo avvertita. Ma tu hai urlato e bucato la mia testa ed i miei pensieri e non mi lasci andare e vuoi ancora vivere e non lasci vivere me e vuoi tutto… ed allora io lascio perdere.
Fermami adesso se puoi, stupida
Era la mia vita, non era più tua.
Ma non potevo viverla con te e le tue foto ed i tuoi stupidi peluche. E’ tempo che tu muoia.
Avresti dovuto farlo in quel fosso. Questo era il mio turno. Ma tu non potevi certo lasciarmi vincere, vero?
Quindi perderemo entrambe.
Non so perché io abbia dovuto vivere la tua vita. Non so dove tu sia andata, in quel fosso.Non so neanche come cazzo ci fossi finita in quel fosso, miss perfezione, col tuo bel vestitino stracciato e le ceneri della tua vita in pezzi. Ma ora ce ne andremo entrambe. Questo corpo non è più tuo da reclamare, ma in questo limbo questo corpo non è neanche mio da vivere.
Ce ne andremo entrambe.
La Bella e la Bestia
Aborro l’idea di te. Non posso vivere la tua vita. Voglio che tu ed il tuo mondo di rosee realtà moriate definitivamente.
Siederò sul tuo bel letto e ingoierò tutta questa scatolina e la prossima anche, le pillole amarognole mi ricorderanno di come sto portando a termine te, e me, e noi. Pillole amare. Manciate di pillole.
E leggerò il tuo diario, piccola superficiale stronzettina. Le ultime cose che vedremo saranno le tue stupide parole su carta rosata.
Sì, troietta, ti sto leggendo. Trarrò piacere dallo scorrere queste pagine nella consapevolezza che uccidere questo sgorbio di corpo che mi hai lasciato ucciderà anche tutto ciò che rimane di te in questo mondo. Tu e le tue scarpette da ballo, tu ed il tuo mondo che scorre lieve ed incessante ed inutile e perfetto.
Addio piccola principessa.
“Schifo Schifo Schifo.
E non so neanche quanto ancora riuscirò a resistere. Ma non vedo altre vie.
Bisogna tenere Mamma buona e contenta. Bisogna SORRIDERE SORRIDERE
Ancora un poco e tutto sarà finito. Niente più fottutissime evoluzioni lievi attraverso una vita rosata di merda. Andatevene tutti a ‘fanculo. ‘Fanculo questo diario ed i suoi fiorellini e gli stupidi orsacchiotti che Mamma si ostina ad allinearmi addosso. Come possono non avermi mai vista davvero? I loro piccoli cervelli inutili non permettono loro di vedere oltre le proprie stronzissime persone.Le loro inutili vite
Li vorrei tutti morti stanotte.
Succederà presto. Li saluterò tutti addobbata ridicola nel vestito che Mamma ha scelto per me. E lì finirà. Come vorrei fosse già ora. Ancora pochi giorni. Me lo ha promesso.
Dice “ti amo” ma potrebbe anche non dirlo. Mi serve solo a fuggire da qui. Qualunque sia il costo. Me lo scoperò un altro pò. Glielo succhierò avidamente in quella sua stupida macchina…. Ed il modo idiota in cui gli piace sniffare sul mio seno nudo, o il modo in cui grido per fargli credere che ci sappia minimamente fare, laggi! Schifo.
Non importa. Qualunque sia il costo. E finalmente non sarò più quii”
Translation - Italian There's no convincing them that whatever she did, whomever she was - I want to run in the most opposite of opposite directions and hide and burrow and sleep...finally sleep.
Let me sleep
(there is even a term for all this, the doctor said. Not that I remember, I mean, I don’t listen to him or anything)
Anyhow.
Should get her life back. And make them all happy. Take them off MY back, at least.
Well, let’s see:
pretty voice is gone (only I get to hear it, screeches of a restless soul)
shopping is no longer an option
can’t laugh
can’t dance
can’t entertain
what else did you fill your days with, you silly thing?
I promised Mother I will start painting, again. ( With these hands?)
I’ll get by.
Her friends called again.
The last faces you saw, you remember ? (luckier than me, still. The first face I saw, opening your eyes on the dawn of my life, was Mother calling your name, searching for you in my empty gaze )
Will you tell me what happened? DON’T DON’T SCREAM DON’T
Hollow nights drowsy days.
Went to try and burn everything yesterday. Mother keeps all of your things religiously, as though you were coming home soon. As though she still believes I am you. When no two people could be more distant. How how how could you live this life, not run and scream? How could you keep that smile how could you love to live and laugh and love and live?.
I tried to burn all your things. Rid me and this house of the idea of You, of the Me I Was Before.
You shouldn’t have screamed.
You shouldn’t have done all this to me. You have no other connection to this world but mean and hateful ME.
You should have left or shut up or gone or disappeared or put yourself at rest.
I told you. I warned you. But you screamed and pierced my thoughts and you can’t let go and you want to live and you don’t let me live and you want all and I give up.
Stop me now.
It was my life, not yours anymore.
But I couldn’t live it with you. It is time you die.
You should have done so in the accident. This was my go. But you just could not let me win, could you?
So we shall both go.
I do not know why I had to live your life. I do not know where you went, in that ditch. I don’t even know what you were doing in that ditch, you goodie goodie freak, your pretty dress in shreds. But now we shall both go. This body is no longer yours to claim, but in this limbo this body is not even mine to live.
We shall both go.
Beauty and the Beast.
I shall sit on your pretty bed and down all and all. Sour pills. Mouthfuls of sourness
The last thing I shall see are your silly words with the locket. Diary. Locket
Yes bitch, I am reading you. I will take pleasure in going through this pages and knowing that killing this joke of a body you left me will rid the last there is of you in this world. Goodbye little princess
“Sick sick sick.
And I don’t even know how long more am I going to last. But really, I have no other way out.
Got to keep Mother happy. Got to smile got to smile.
A few more days and all of this will be over.
SCREW YOU ALL.
How could they never see through me? Their brains do not allow them to conceive there is anything beyond themselves.
How I wish they all died tonight.
It will be soon. I’ll wave them goodbye in this sickening new dress
I wish he could come sooner. Few more days. He promised.
He loves me, but I do not care. A way out of here. Whatever it takes. I’ll shag him some more, I’ll suck him off in that stupid little car of his....
I don’t care, whatever it takes. And then I will be out of here”
Italian to English: Judy Garland, from the Wizard of Oz to barbiturates General field: Art/Literary Detailed field: Journalism
Source text - Italian JUDY GARLAND, DAL MAGO DI OZ A BARBITURICI
ROMA - Bambina prodigio capace di essere, allo stesso tempo, straordinaria attrice, cantante e ballerina, ma nella vita privata un vero disastro. Judy Garland, pseudonimo di Frances Ethel Gumm, nata Grand Rapids il 10 giugno 1922 e morta a Londra quaranta anni fa il 22 giugno 1969 - era fatta così. Era un vero talento pieno di fragilità che l'hanno portata a una morte prematura (soli 47 anni) causata da barbiturici. Come rivela puntualmente una biografia di qualche anno fa, Get Happy' di Gerald Clarke (Random House editore), fragilità che hanno significato per lei, come si racconta, raid negli armadietti dei medicinali durante i party, alla ricerca di stupefacenti, e anche un'altra dipendenza: quella del consenso del pubblico. Molti così sono stati i suoi matrimoni (ben cinque), i ricoveri in ospedale, i tentati suicidi, fino appunto alla morte per barbiturici.
Frances Gumm inizia presto la sua carriera nel mondo dello spettacolo. Già da bambina è sulle scene esibendosi in teatri di provincia insieme con le sue due sorelle più grandi: le Gumm Sisters. Durante un'esibizione a Chicago nel 1934 (a dodici anni) viene notata da un talent-scout della Metro Goldwyn Mayer, il quale le fa firmare un contratto cinematografico, ma le impone anche il nome d'arte di Judy Garland. Dopo qualche musical nel 1939 arriva la sua grande occasione. Quella di interpretare come protagonista un film che diventerà di culto come Il mago di Oz a firma di Victor Fleming. E' lei, che non si sente affatto bella, la tenera sognatrice Dorothy che canta nel film la mitica Over the Rainbow. Sembra però che durante sin dalla lavorazione di questo film, per sopportare stress e non ingrassare, sia stata spinta dal produttore ad assumere farmaci che l'avrebbero poi resa dipendente per sempre.
Nel 1944 interpreta il musical Incontriamoci a Saint-Louis e, durante le riprese, ha una relazione col regista Vincente Minnelli, che sposa nel 1945, dopo aver divorziato dal primo marito (il musicista David Rose) e con il quale ha una figlia come Liza Minnelli. Arrivano poi per lei altre commedie musicali con Gene Kelly (Il pirata,1948) e Fred Astaire (Ti amavo senza saperlo,1948). Negli anni Cinquanta cambia però il vento: prima il divorzio da Minnelli, poi il matrimonio difficile con Sidney Luft, da cui nacquero due figli, Joey e Lorna, e infine il licenziamento dalla MGM, dopo il flop de L'allegra fattoria (1950). L'ultima parte della sua vita si consuma tra ruoli drammatici in film come Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer o Gli esclusi (1963) di John Cassavetes, suo ultimo ruolo. Abbandonò infatti il cinema per dedicarsi a teatro e concerti, ma con una vita sempre più nel segno della depressione. Una vita che, tra l'altro, sarà raccontata da Anna Hathaway in un film e in un musical basati sulla biografia scritta da Gerald Clarke. Frase culto della Garland: "Ci sono pillole per ogni cosa in America, anche per sentirsi felici: ma quelle con me non hanno mai funzionato"
Translation - English ROME- She was a child star who could at the same time act, sing and dance but in her private life she was unable to cope. Judy Garland, a pseudonym for Frances Ethel Gumm, was born in Grand Rapids on June 10, 1922 and died forty years ago in London, on June 22, 1969. She was just so: a real talent but still so fragile, and her fragility brought her to her untimely death (at only 47) caused by a painkiller overdose. According to a biography published a few years ago ('Get Happy' by Gerald Clarke, published by Random House) her depression brought her to raid medicine cabinets during parties, searching for pills, and also caused another form of addiction: that to public consent.
She got married five times, she was often admitted to hospital, and she also attempted suicide on numerous occasions, until her death, caused in fact by an overdose.
Frances Gumm's career started early. As a little girl she was already performing in small suburban theaters, together with her older sisters: they were known as the Gumm Sisters. During a performance in Chicago in 1934, at the age of 12, an MGM talent scout took notice of her and offered her a movie contract, also imposing the name Judy Garland. After a few musical features, she found her big break in 1939 as the main character of cult movie 'The Wizard of Oz', directed by Victor Fleming. Judy, the girl that never felt pretty enough, got to play sweet dreamer Dorothy, singing the all time classic 'Over the Rainbow'.
Apparently, during filming, to deal with stress and to avoid gaining weight, she was pushed by the director to start on the medication she would end up being addicted to for the rest of her life.
In 1944, she starred in the musical feature 'Meet Me in St. Louis' and got into a relationship with the director, Vincente Minnelli, whom she married in 1945, after divorcing her first husband (musician David Rose) and with whom she had daughter, Liza Minelli. She then starred in other musical comedies with Gene Kelly (The Pirate, 1948) and Fred Astaire (Easter Parade, 1948).
During the Fifties, though, everything changed: she first divorced Minnelli, then went through a difficult marriage with Sidney Luft, with whom she had two children, Joey and Lorna, and she was then fired by MGM, following the lack of success of her movie, 'Summer Stock' (1950).
At the end of her life, most of her roles where dramatic ones such as Judgement at Nuremberg (1961) by Stanley Kramer and A Child is Waiting (1963) by John Cassavetes, which turned out to be her last cinema role.
In fact, she abandoned her movie career to pursue her passion for theatre and concerts, but her life was more and more marred by depression.
And this life of hers has been portrayed by Anna Hathaway in a movie and a musical feature based on Gerald Clarke's biography. Her most famous quote: ''We have pills of all kinds, in the US, we even have happiness pills: but those never worked for me''.
Cristina Prina Ricotti translator and localization specialist
over 10 years experience in translations, with particular focus on IT, hardware and software (a passion, as a self-declared Mac geek and Certified Mac Pro) together with medical and scientific material, due to my University studies (I am a BSc Molecular Biology graduate).