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Maria Grazia Piscopiello: Many thanks. It's a great pleasure to work with you too.
Translation Volume: 45 words Completed: Oct 2009 Languages: English to Italian
45.000 word website localisation
Website localisation from English into Italian dealing with particle counters and cleanrooms.
Medical: Instruments
No comment.
Translation Volume: 20 words Duration: Aug 2009 to Oct 2009 Languages: English to Italian
20.000 word website localisation
Localisation (eng > ita) of a website dealing with photovoltaic panels
Energy / Power Generation
No comment.
Translation Volume: 16 words Duration: Oct 2009 to Nov 2009 Languages: Italian to English
16.000 word translation
Translation ita > eng of texts dealing with lottery and gaming systems
Gaming/Video-games/E-sports
positive Blue Board outsourcer (5 to 10 entries): Very professional, on schedule, and helpful. Looking forward to work again on future projects.
Maria Grazia Piscopiello: Many thanks. It's a great pleasure to work with you too.
Translation Volume: 6019 words Completed: Dec 2008 Languages: Italian to English
Beauty/hair salon software & website localization + technical manual translation
Beauty/hair salon management software & website localization. Translation of software manuals.
Computers: Software, Cosmetics, Beauty
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Portfolio
Sample translations submitted: 4
Italian to English: Medicine - Coeliac disease
Source text - Italian Linee guida per la diagnosi di laboratorio e istologica della malattia celiaca
[...]
Prelievo bioptico, esame istologico e immunoistochimico e diagnosi differenziale
La valutazione morfologica della biopsia duodenale rappresenta ancora oggi l’esame conclusivo per la diagnosi della MC nella maggior parte dei casi. Il ruolo dell’anatomopatologo assume pertanto un’importanza fondamentale per confermare o meno il sospetto clinico e il dato di laboratorio. In questi ultimi anni ha assunto rilievo la certezza che la lesione intestinale indotta dal glutine non è solo quella da tempo conosciuta caratterizzata dalla totale scomparsa dei villi intestinali ma, oltre ad una variabilità nell’espressione clinica della malattia, si riconosce oggi anche una variabilità nell’estrinsecazione del danno intestinale e di conseguenza delle alterazioni valutabili morfologicamente. Esiste infatti uno spettro di lesioni dipendenti dal glutine che va dal semplice aumento del numero di linfociti, in una mucosa per il resto normale, fino al danno più severo descritto come “atrofia totale della mucosa”.
Per l’anatomo-patologo, nell’ambito di un lavoro di equipe a stretto contatto con gli altri specialisti, quali il gastroenterologo endoscopista (pediatra o dell’adulto) e il patologo clinico, è indispensabile conoscere le seguenti notizie che riguardano il paziente:
- motivo della biopsia: sintomatologia, familiarità, storia di pregressa diagnosi di celiachia, patologie associate;
- esami di laboratorio: positività o meno dei marcatori sierici di MC
- notizie eventuali riguardanti la dieta: priva di glutine, con glutine, durata della dieta;
- reperti endoscopici: la celiachia di regola si accompagna ad alcuni reperti endoscopici caratteristici, per quanto non specifici.
E’ da sottolineare che il referto istologico è un dato inoppugnabile qualora associato a clinica e a esami di laboratorio compatibili con diagnosi di MC. A volte la biopsia è necessaria per eliminare un dubbio (esistono infatti soggetti con sierologia dubbia o negativa e clinica positiva), o per rivalutare una diagnosi posta in epoca presierologica. Tuttavia in alcuni casi non è necessario e in altri è controindicato eseguire il prelievo bioptico e in particolare: in presenza di crisi celiaca importante del bambino (nel qual caso si deve attuare una terapia e dieta immediata), gravidanza, macroglossia, deficit della coagulazione, ipertrofia adenoidea, rifiuto di sottoporsi a biopsia a fronte di clinica e sierologia positive. In tutti questi (e altri possibili casi), la mancanza di referto istologico non preclude in assoluto la diagnosi e la certificazione di MC. E’ importante infatti rilevare che nessuna delle pertinenti leggi dello Stato Italiano ha mai preteso che la condizione celiaca fosse accertata attraverso biopsia intestinale: la legge attualmente in vigore (Decreto Legge dell’8 Giugno 2001) che ha rivisitato i criteri dell’erogazione dei prodotti dietoterapeutici, non indica come arrivare alla diagnosi ma sottolinea espressamente all’art. 2 il fatto che “le patologie di cui all’art.1, comma 1 (tra le quali appunto la celiachia), sono accertate e certificate dai centri di riferimento a tal fine individuati dalle Regioni”.
Prelievo bioptico
Nei bambini al di sotto dei due anni la biopsia viene eseguita mediante l’impiego della capsula di Crosby-Watson per via perorale o mediante esofago-gastro-duodenoscopia. Al di sopra dei due anni la biopsia viene eseguita con esame endoscopico. Questa regola, tuttavia, non è categorica e l’indirizzo attuale è quello di eseguire l’esame endoscopico a qualsiasi età in modo da poter esplorare ulteriori distretti anatomici dell’apparato gastro-enterico.
La biopsia va sempre eseguita nella seconda e terza porzione duodenale, in quanto il bulbo e il duodeno prossimale possono essere fonte di erronee valutazioni; si consigliano almeno quattro campionamenti, due per ognuno dei settori sopra citati. Sarebbe consigliabile il posizionamento delle biopsie, a seconda della tecnica utilizzata, su filtri millipore di acetato di cellulosa. L’orientamento dei prelievi sui filtri da parte dell’endoscopista è fondamentale per una corretta valutazione istologica. Tale orientamento deve far sì che i villi siano rivolti verso l’alto e che la parte cruentata appoggi sul supporto. Anche il procedimento di inclusione in paraffina deve essere eseguito in modo da rispettare l’orientamento sopra descritto. In un recente studio multicentrico europeo è stato riportato che l’11% delle biopsie intestinali non risultano diagnostiche a causa del non corretto orientamento dei preparati.
Per valutare tutti gli elementi morfologici necessari è sufficiente una colorazione panottica con ematossilina-eosina, ed eventualmente una colorazione con PAS. E’ utile inoltre, per i motivi che saranno esposti più avanti, approntare una sezione non colorata da dedicare alla tipizzazione immunoistochimica.
Esame istologico
Dal punto di vista della microscopia ottica considereremo prima l’aspetto della mucosa intestinale normale, poi i tre quadri istologici con progressiva gradualità di lesioni che possono essere osservati nel corso della MC.
Una mucosa intestinale normale presenta: villi con aspetto digitiforme e rapporto tra l’altezza dei villi stessi e quella delle cripte sempre a favore del villo (3/1 o più); enterociti con altezza normale di 29-34 mm; numero di linfociti intraepiteliali inferiore a 20 per 100 cellule epiteliali (si considera patologica una quota di linfociti superiore a 40 per 100 enterociti, mentre un range compreso tra 20 e 40 è da considerare border-line e necessita di approfondimento); numero di mitosi per cripta in genere non superiore a una.
La lamina propria presenta normalmente un infiltrato costituito da plasmacellule, eosinofili, istiociti, mastociti e linfociti, con assenza di neutrofili; plasmacellule e linfociti sono le componenti cellulari più rappresentate e talora formano aggregati linfoidi.
La descrizione della mucosa intestinale patologica è basata sulla classificazione secondo Marsh universalmente riconosciuta e validata, per la quale recentemente è stata proposta, a completamento, una modifica da parte di Oberhuber e coll. che prevede la suddivisione della lesione di tipo 3 di Marsh in tre sottogruppi. Si consiglia quindi di utilizzare uno schema descrittivo del quadro morfologico basato sulla classificazione secondo Marsh rivista da Oberhuber qui sotto brevemente riportata:
lesione di tipo 1 o infiltrativa: villi con architettura nei limiti morfologici della norma (normale rapporto villo/cripta 3/1), incremento del numero dei linfociti intraepiteliali (superiore a 40 per 100 cellule epiteliali);
lesione di tipo 2 o iperplastica: villi con architettura nei limiti morfologici della norma, incremento del numero di linfociti intra-epiteliali (superiore a 40 per 100 cellule epiteliali), iperplasia degli elementi delle cripte (aspetto rigenerativo evidenziato da allungamento delle cripte, riduzione dell’attività mucipara e aumento del numero delle mitosi);
lesione di tipo 3 o distruttiva o atrofica: atrofia dei villi di grado variabile associata ad iperplasia delle cripte ghiandolari (rapporto villo/cripta alterato), enterociti di superficie di altezza ridotta, con brush-border irregolare e vacuoli citoplasmatici, incremento del numero di linfociti intraepiteliali (superiore a 40 per 100 cellule epiteliali).
La lesione di tipo 3 viene pertanto suddivisa in:
3a- villi con lieve atrofia e incremento patologico dei linfociti intraepiteliali.
3b- atrofia dei villi di grado moderato e incremento patologico dei linfociti intraepiteliali.
3c- atrofia totale dei villi e incremento patologico dei linfociti intraepiteliali.
I tre quadri istologici principali, per quanto schematici, rappresentano le lesioni istologiche visibili in corso di celiachia. E’importante considerarli fenomeni dinamici e progressivi (sia in un senso che nell’altro), in quanto funzione dell’esposizione quantitativa e temporale al glutine.
Ricordiamo che i campioni prelevati in una singola occasione bioptica possono presentare lesioni di diversa gravità; in tale evenienza è opportuno segnalare la disomogeneità dei reperti e graduare la lesione in riferimento al reperto più grave. Nella descrizione del quadro morfologico è importante che siano elencati tutti gli elementi sopra riportati con una descrizione precisa delle alterazioni riscontrate; dovrebbe seguire un giudizio di compatibilità o meno con la diagnosi di celiachia a fronte di dati clinici e di laboratorio completi.
Tipizzazione immunoistochimica
Da quanto sopra esposto, uno dei punti fondamentali nella diagnosi di celiachia, risulta essere la conta dei linfociti T intraepiteliali che, in condizioni patologiche, deve essere superiore a 40 linfociti per 100 cellule epiteliali. Il dato è particolarmente importante per il fatto che oggi si osserva un elevato numero di lesioni non atrofiche (tipo 1 e 2 secondo Marsh) clinicamente e sierologicamente compatibili con intolleranza al glutine.
La conta linfocitaria può essere effettuata anche su un preparato colorato con ematossilina-eosina ma si consiglia, soprattutto nelle forme non atrofiche, di associare l’indagine immunoistochimica con anticorpi monoclonali anti- CD3 che consentono di visualizzare meglio i linfociti. Un ulteriore elemento può essere la valutazione dei linfociti mediante anticorpi monoclonali anti-CD8; ciò è particolarmente utile nelle forme refrattarie di MC non rispondenti alla dieta (in particolare dei soggetti anziani) da molti considerate manifestazioni pre-linfomatose, nelle quali i linfociti T non esprimono il CD8.
Avendo a disposizione materiale congelato può essere effettuata una tipizzazione immunoistochimica per il recettore g/d dei linfociti T che in condizioni normali non viene espresso da più del 2-3% dei linfociti, mentre in corso di MC può raggiungere il 20-30% del totale. Questa indagine, potenzialmente utile nelle lesioni non atrofiche (tipo 1 e 2 di Marsh), non rientra tra le metodiche diagnostiche routinarie ma è impiegata nell’attività di ricerca.
[...]
Translation - English Guidelines for the laboratory and histological diagnosis of coeliac disease
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Biopsy sampling, histological and immunohistochemical examination and differentiated diagnosis
In most cases, the morphological evaluation of the duodenal biopsy is still the final examination for CD diagnosis. Therefore, the anatomopathologist plays a crucial role in confirming or not confirming clinical suspicion and laboratory evidence. In the last few years, the certainty that the intestinal lesion triggered by gluten is not only the one that has long been recognized and that is characterized by the absolute disappearance of intestinal villi has become increasingly important. Moreover, today, besides a variability of the clinical expression of the disease, a variability of the intestinal damage manifestation and, consequently, of the alterations that can be evaluated morphologically are also recognized. In fact, there is a spectrum of gluten dependent lesions ranging from the simple increase in the number of lymphocytes, in an otherwise normal mucosa, to the most severe damage described as "total mucosal atrophy".
According to the anatomopathologist, working within a team in close contact with other experts, such as the endoscopic gastroenterologist (paediatrician or non-paediatrician) and clinical pathologist, it is important to have the following information concerning the patient:
- reason for the biopsy: symptomatology, family history, history of previous CD diagnosis, associated pathologies;
- laboratory examinations: positive or negative CD serological markers
- possible information concerning diet: gluten free-diet, gluten-containing diet, length of the diet;
- endoscopic reports: CD generally appears together with a number of characteristic endoscopic reports, however non-specific they are.
It is important to highlight the fact that, if associated with clinical practice and laboratory examinations compatible with CD diagnosis, the histological report indicates incontrovertible proof. Sometimes, a biopsy is necessary to dispel a doubt (there are indeed individuals featuring a doubtful or negative serology and positive clinical results) or to re-evaluate a diagnosis made before the serological tests. However, in some cases this is not necessary, whereas in other cases the biopsy sampling is contraindicated and, in particular this is the case: when an important coeliac crisis takes place in children (in which case immediate therapy and diet should be applied), pregnancy, macroglossia, coagulation deficit, adenoidal hypertrophy, refusal to undergo a biopsy in view of positive clinical and serological results. In these and other possible cases, the lack of a histological report does not absolutely preclude CD diagnosis and confirmation. In fact, it is important to note that no relevant laws belonging to the Italian system has ever required that coeliac disease should be ascertained by intestinal biopsy: the law actually in force (8 June 2001), which has reviewed the criteria for dietotherapeutic product supply, does not indicate how to diagnose the pathology but, under article 2, explicitly underlines the fact that “the pathologies described under article 1, paragraph 1 (among which is coeliac disease), are ascertained and monitored by reference centres defined for this purpose by the Regions”.
Biopsy sampling
In children under 2 years, biopsy is carried out perorally or by an oesophago-gastro-duodenoscopy, by means of a Crosby-Watson capsule. Children older than 2 undergo a biopsy through endoscopic examination. However, this rule is not categorical and current practice is based on the use of endoscopic examination at any age, thus allowing experts to discover further anatomic areas of the gastroenteric system.
Biopsy should always be carried out in the second and third duodenal portion, because the proximal bulb and duodenum may lead to erroneous evaluations. At least four samplings should be made, two for each of the above-mentioned sectors. It would be advisable to place biopsies, according to the technique used, on cellulose acetate millipore filters. The positioning of samples on filters by the endoscopist is fundamental for a correct histological evaluation. This orientation should allow the villi to be directed upwards and the blood vessels to be positioned on the support. In order to respect the above-mentioned orientation, the procedure of paraffin inclusion should also be carried out. A recent European multicentric study has shown that 11% of intestinal biopsies are not diagnostic because of an incorrect orientation of the specimens.
In order to evaluate all the necessary morphological elements, it is sufficient to use haematoxylin-eosin panoptic staining, as well as, possibly, a PAS staining. Furthermore, it is useful, for the reasons that will be later dealt with, to prepare a non-stained section to be used for immunohistochemical characterization.
Histological examination
From the point of view of optical microscopy, we will first take into consideration the normal aspect of intestinal mucosa, then the three histological characteristics featuring a progressive lesion development, which may be observed during CD.
A normal intestinal mucosa has the following features: finger-like villi, which are always three (or more) times higher than the crypts; enterocytes having a normal height reaching 29-34 mm; a number of intraepithelial lymphocytes lower than 20 per 100 epithelial cells (it is considered pathological if the number of lymphocytes is higher than 40 per 100 enterocytes, whereas values ranging from 20 to 40 are to be considered border-line and should be the subject of further investigation); the number of mitoses for each crypt is generally not higher than 1.
Lamina propria is generally characterized by an infiltrate made by plasmacells, eosinophils, histiocytes, mastocytes, lymphocytes without neutrophyls; plasma cells and lymphocytes are the largest numbers of cellular components present and sometimes form lymphoid aggregates.
The description of the pathological intestinal mucosa is based on the classification made by Marsh, which is commonly accepted and confirmed. Recently, Oberhuber et al. have completed this model, by proposing some modifications dealing with the subdivision of the Marsh type 3 lesion into three subgroups. It is therefore advisable to use a descriptive scheme for the morphological characteristics based on the classification by Marsh, updated by Oberhuber and briefly described as follows:
Type 1 or infiltrative lesion: villi architecture within the normal morphological limits (normal villous/crypt ratio: 3/1), increase in the number of intraepithelial lymphocytes (more than 40 per 100 epithelial cells);
Type 2 or hyperplastic lesion: villi architecture within the normal morphological limits, increase in the number of intraepithelial lymphocytes (more than 40 per 100 epithelial cells), crypt hyperplasia (regenerative aspect highlighted by crypt extension, decrease in muciparous activity and increase in the number of mitoses);
Type 3 or destructive or atrophic lesion: villous atrophy of various degrees associated with glandular crypt hyperplasia (altered villous/crypt ratio), superficial enterocytes with a reduced height, irregular brush-border and cytoplasmatic vacuoles, increase in the number of intraepithelial lymphocytes (more than 40 per 100 epithelial cells).
The type 3 lesion is therefore divided into:
3a- villi characterized by a slight atrophy and a pathological increase in the number of intraepithelial lymphocytes.
3b- villi characterized by a limited atrophy and a pathological increase in the number of intraepithelial lymphocytes.
3c- villi characterized by a total atrophy and a pathological increase in the number of intraepithelial lymphocytes.
The three main histological characteristics, even if schematic, are the histological lesions visible during CD manifestation. It is important to consider them as dynamic and progressive phenomena (in both senses), because they are a function of the quantitative and temporal exposure to gluten.
The fact is worthy of mention that the samples taken through a single biopsy may present lesions characterized by different levels of graveness; in this case it is important to indicate the reports’ lack of homogeneity and to grade the specific lesion with reference to the most serious report. In the description of morphological characteristics, it is important to list all the above-mentioned elements with a precise account of the alterations discovered; moreover, a judgement concerning the compatibility or otherwise with CD diagnosis in view of complete clinical and laboratory data should follow.
Immunohistochemical characterization
According to what has been stated above, one of the main aspects of CD diagnosis is the intraepithelial T lymphocyte count which, in pathological conditions, should be more than 40 lymphocytes per 100 epithelial cells. This evidence is particularly important since today a high quantity of non-atrophic lesions (type 1 and 2 lesions according to Marsh) clinically and serologically compatible with gluten intolerance are recorded.
The lymphocyte count may also be made on a stained haematoxylin-eosin specimen, but it is advisable, especially for non-atrophic lesions, to associate immunohistochemical analysis with anti-CD3 monoclonal antibodies allowing the lymphocytes to be better visible. A further element to be taken into account may be lymphocyte evaluation through anti-CD8 monoclonal antibodies; this is particularly useful in CD refractory types, which do not respond to diet (especially in elderly people) and are commonly considered as pre-lymphomatous manifestations, in which T lymphocytes do not express CD8.
Thanks to frozen materials, it is possible to carry out an immunohistochemical characterization for the g/d receptor of T lymphocytes which, under normal conditions, is not expressed by more than 2-3% of lymphocytes, whereas it can reach 20-30% of the total during CD. This investigation, potentially useful in non-atrophic lesions (Marsh type 1 and 2) is not a routine diagnostic method, but is instead used in research.
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English to Italian: Basel II
Source text - English The Implementation of Basel II
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For the past five years the IIF has been working with the Basel Committee on Banking Supervision (BCBS) in its effort to develop a new framework that aligns regulatory capital requirements with modern risk management. The Institute welcomes the significant progress that has been achieved toward that goal. With the final building blocks of Basel II largely in place, it is the appropriate time to take a look ahead at remaining issues that need to be resolved, and, more generally, the challenges that need to be addressed in order to implement the new Accord successfully.
Basel II represents a major innovation in approaches to regulation that, when implemented to its full potential, will result in a stronger, more resilient banking system. The closer alignment of capital regulation with sophisticated internal processes will contribute to robust, mutually reinforcing internal risk management and external controls that will enable the system to accommodate constant financial innovation, and thus facilitate overall economic growth. Although full implementation is some time away, progress is certainly being seen among banking regulators and banks in the Basel Committee’s member countries and in non-member markets. This includes a number of emerging markets, which are visibly coming up the curve in technical sophistication, a phenomenon that will certainly contribute to their financial development and stability.
Members of the IIF Steering Committee on Regulatory Capital (SCRC) wish to highlight key issues that require the attention of the BCBS as well as regional and national regulators. In so doing, the SCRC nevertheless wishes to underscore its endorsement of the new Accord. The BCBS has set a high standard of openness and consultation in international regulation, which the SCRC deeply appreciates, and which will be a fundamental point of reference for necessary future regulatory changes and improvements.
Current concerns and issues that require attention include the next Quantitative Impact Study and the final calibration of the Accord; issues arising from staggered international implementation schedules; operational risk issues; home-host and cross-border issues; implementation of the new trading book regime; and specific emerging-market issues, in addition to a host of detailed issues being confronted in different ways by different forms and different markets.
Basel II Final Calibration
The BCBS intends to undertake a recalibration exercise to define a scaling factor (in the form of a multiplier), which ensures that the new framework will produce overall capital levels approximately equal to the current ones. The industry has consistently challenged this concept because it will detract from the technical consistency and the risk sensitivity of the framework and, in fact, partially diminish the benefits of a risk-based regulatory capital system. In the industry’s view, overall capital levels would be better set against the risks present in the system rather than on a Basel I observation of those risks. In addition, the industry believes that elements currently included in the Accord such as the minimum capital floors for the transition years and the availability of capital requirements under Pillar 2 are sufficient safeguards for banks’ individual capital levels, making a global, industry-wide scaling factor not only unnecessary but actually punitive to adequately capitalized banks.
If the BCBS proceeds with a scaling factor, the Institute has repeatedly advocated that it be planned for phase-out over time, as the risk-based Accord becomes embedded in the banking system and as the comparison to Basel I capital results becomes progressively less relevant. The BCBS has not included such a phase-out in the Accord itself, but it appears clear that a scaling factor established on the basis of a one-time comparison with historical Basel I capital levels cannot be maintained indefinitely. A timetable for its review and elimination would be most helpful and consistent with emerging concepts of better regulation, which include scheduling ex-post review of relevant provisions.
The BCBS is currently conducting a final Quantitative Impact Study (QIS5) exercise upon which it intends to base the recalibration. The results of the QIS 4 in the U.S. have raised concerns about potential decreases in regulatory capital (as well as dispersion of results). Given the current relatively benign condition of the world economy in the business cycle, it is possible and appropriate that QIS 5 will also show capital decreases as compared to previous periods . If so, this could lead to proposition of an inappropriately large multiplier. Setting capital requirements for the system at levels that are not truly based on the existing risks (but rather on factors including a one-o. adjustment calibrated at a favorable point in the credit cycle) is not only inconsistent with regulatory objectives but also might drive unwanted behavior such as curtailing the provision of credit at the least desirable time from a systemic perspective. Therefore, due attention to the effects of the economic cycle on that calculation will be crucial for achieving capital targets that are proportionate and reasonable.
There are additional reasons why QIS results need to be evaluated prudently. Given the existing schedule, QIS 5 data cannot, because of the additional implementation work required, accurately reflect recent new standards for the Trading Book and downturn LGDs. Moreover, the true impact of the new Accord will not be observable until banks have embedded final implementation in the business, taking into account any Pillar 2 adjustments. From this perspective, it would be well to delay recalibration
until the end of the parallel run or to allow for its reappraisal after it.
Within these limitations, it is important that the scaling factor take into account the cumulative elements of conservatism already included in the Accord and the fact that the Accord does not recognize the mitigation of downturns provided by (geographical) diversification. The conservatism of particular parameters already results in a significant distancing of regulatory-capital calculations from internal risk management and economic-capital calculations.
Given these methodological issues, recalibration, like other aspects of the Accord’s development, will benefit from transparent and consultative evaluation. The BCBS could articulate more clearly the methodology by which it will set the target for calibration and engage with industry in discussion on that methodology and its results.
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Translation - Italian L’attuazione degli Accordi di Basilea II
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Nel corso degli ultimi cinque anni, l'Institute of International Finance (IIF) ha lavorato congiuntamente al Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB) allo sviluppo di un nuovo schema sui requisiti minimi patrimoniali in rapporto ad una moderna gestione del rischio e ha accolto favorevolmente i risultati finora conseguiti. Tuttavia, dopo la definizione dei capisaldi dell'Accordo di Basilea II, occorre considerare le questioni ancora aperte che necessitano di una risoluzione e, più in generale, le sfide da sostenere affinché il nuovo Accordo possa essere attuato con successo.
Basilea II rappresenta un importante approccio innovativo alla vigilanza che, una volta attuato a pieno regime, conferirà una maggiore forza e resilienza al sistema bancario. Un rapporto più stretto tra capitale di vigilanza e sofisticate procedure interne contribuirà a conferire maggiore solidità e a rafforzare reciprocamente il sistema interno di gestione del rischio e la vigilanza esterna cosicché il sistema possa adattarsi alla costante innovazione finanziaria e sostenere, di conseguenza, la crescita economica generale. Sebbene manchi ancora del tempo all’entrata a regime dell’accordo, i progressi compiuti sono già tangibili per i regolamentatori bancari e le banche dei Paesi membri dell’Unione e dei mercati esterni. Tra questi, si collocano numerosi mercati emergenti sempre più sofisticati e quindi tendenti ad un maggiore sviluppo e una maggiore stabilità finanziaria.
I membri dello Steering Committee (sul patrimonio di vigilanza) dell’IIF, pur ribadendo il proprio sostegno all’Accordo, ritengono che occorra evidenziare i punti chiave da sottoporre all’attenzione del Comitato di Basilea nonché delle autorità competenti regionali e nazionali. Il Comitato di Basilea ha stabilito alti livelli di trasparenza e consultazione per la vigilanza internazionale, che ha ricevuto la piena approvazione da parte del comitato ristretto poiché diventerà un punto di riferimento fondamentale in vista dei necessari emendamenti e miglioramenti futuri in materia di vigilanza.
Tra le questioni attuali che richiedono una maggiore attenzione possono essere annoverati il prossimo Studio di Impatto Quantitativo e la calibrazione finale dell’Accordo, i problemi legati a programmi derivanti dagli incerti tempi di attuazione internazionale, quelli legati al rischio operativo, alla vigilanza svolta dagli organi del paese di origine e del paese ospite, all’attuazione del nuovo portafoglio di negoziazione, ai mercati emergenti e, infine, a una serie di questioni dettagliate affrontate in modalità diverse, da imprese diverse e su mercati diversi.
Calibrazione finale degli Accordi di Basilea II
Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria intende praticare una ricalibrazione al fine di definire un fattore scalare (sottoforma di moltiplicatore) che assicuri la definizione, da parte del nuovo schema, di livelli patrimoniali complessivi abbastanza vicini a quelli attuali. Il settore creditizio ha costantemente contrastato tale concetto, poiché esso tenderà a ridurre la consistenza tecnica e la sensibilità al rischio dello schema e, di fatto, tenderà a limitare parzialmente i benefici di un sistema di capitale di vigilanza rapportato al rischio. Dal punto di vista del settore creditizio, sarebbe preferibile confrontare i livelli complessivi di capitale con i rischi sistemici piuttosto che sulle osservazioni basate sull’Accordo di Basilea I. Inoltre, il comparto ritiene che gli elementi attualmente contemplati nell'Accordo, tra cui i livelli patrimoniali minimi per gli anni di transizione e la dotazione di requisiti patrimoniali previsti nel secondo pilastro, rappresentano delle barriere di protezione sufficienti per i livelli patrimoniali dei singoli istituti, tanto da rendere un fattore di scala globale e esteso a tutto il settore non solo superfluo, ma anche penalizzante per le banche adeguatamente capitalizzate.
Se il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria procederà con la definizione di un fattore scalare, l’Istituto rivendica un’eliminazione graduale e continua dello stesso, nel momento in cui l’Accordo diventa operativo e il confronto con i risultati patrimoniali di Basilea I è progressivamente meno rilevante. Il Comitato non ha indicato una clausola relativa a tale questione, ma appare evidente che non è possibile sostenere a tempo indeterminato un fattore di scala stabilito sulla base di un unico confronto con il livello patrimoniale storico secondo Basilea I. Un programma per la revisione e l’eliminazione del fattore di scala potrebbe rivelarsi molto più utile e compatibile con le nuove questioni connesse con una migliore vigilanza che includano la progettazione di una revisione a posteriori delle relative disposizioni.
Attualmente, il Comitato conduce un ultimo Studio di Impatto Quantitativo (QIS5) sul quale intende basare la ricalibrazione. I risultati del precedente Studio di Impatto Quantitativo, nonché la loro dispersione, hanno destato preoccupazioni negli USA circa le potenziali riduzioni del capitale di vigilanza. Data l’attuale congiuntura economica mondiale piuttosto favorevole all’interno del ciclo economico, è possibile, nonché appropriato, che il QIS 5 dia prova anche di riduzioni del capitale rispetto ai periodi precedenti . In tal caso, ciò potrebbe portare alla definizione di un moltiplicatore ampiamente inadeguato. Fissare requisiti patrimoniali per il sistema a livelli che non sono basati realmente su rischi esistenti, ma piuttosto su fattori che prevedono un unico adeguamento ponderato su una situazione favorevole del ciclo economico, non è soltanto incompatibile con gli obiettivi di vigilanza, ma potrebbe anche condurre a comportamenti indesiderati, come la riduzione dell’erogazione del credito nel momento meno opportuno da una prospettiva sistemica. Pertanto, una dovuta attenzione agli effetti del ciclo economico su tale calcolo si rivelerà cruciale ai fini del raggiungimento di obiettivi patrimoniali adeguati e ragionevoli.
Vi sono ulteriori ragioni alla base di un’attenta valutazione dei risultati del QIS. Con la programmazione attuale, i dati relativi al QIS 5 non possono riflettere in modo accurato i nuovi standard per il Portafoglio di negoziazione e la perdita attesa secondo i parametri LGD , a causa dell’ulteriore lavoro richiesto per la sua attuazione. Inoltre, il reale impatto del nuovo Accordo sarà rilevabile solo a completamento della sua messa a regime da parte degli istituti bancari, considerando anche gli adeguamenti richiesti dal secondo Pilastro. Pertanto, sarebbe auspicabile posticipare il processo di ponderazione fino alla fine della fase di transizione o consentirne un successivo riesame.
Con questi limiti, è necessario che il fattore di scala consideri l’insieme dei fattori di cautela già inclusi nell’Accordo e il fatto che quest’ultimo non riconosce la mitigazione della perdita attesa per la diversificazione (geografica). Il margine di cautela di particolari parametri provoca già uno scarto significativo tra i calcoli relativi al capitale di vigilanza da un lato e, dall’altro, la gestione del rischio interno e il patrimonio economico.
Con tali questioni metodologiche, la ricalibrazione, al pari di altri aspetti concernenti l’elaborazione dell’Accordo, beneficerà di valutazioni trasparenti e collaborative. Il Comitato potrebbe articolare più chiaramente la metodologia finalizzata al conseguimento degli obiettivi previsti per il target di ponderazione e confrontarsi con il settore creditizio sulla metodologia adottata e i relativi risultati conseguiti.
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Italian to French: Labour law
Source text - Italian Nozioni di Diritto del lavoro
[...]
I CONCETTI DI LAVORO E DIRITTO DEL LAVORO
Si definisce lavoro l’esplicazione di energia rivolta al compimento di un’attività produttiva.
L’esplicazione di energia diretta ad un fine economico è definito lavoro umano, oggetto del diritto del lavoro.
La nostra Costituzione (art. 4) definisce il lavoro come “l’attività che concorre al progresso materiale e spirituale della società”.
Il concetto di lavoro può definirsi:
- in senso ampio come il complesso di attività umane volte al conseguimento di uno scopo economico;
- in senso stretto come l’attività svolta in forma subordinata da un soggetto (prestatore) al servizio di un altro soggetto (datore) in cambio di un compenso economico.
L’articolo 2060 del Cod.Civ. nel considerare le varie forme che il lavoro può assumere (organizzative, esecutive, intellettuali, tecniche, manuali) denota l’esistenza di una notevole varietà di specie: imprenditoriale, artigianale, intellettuale, artistico, professionale, subordinato.
[...]
Translation - French Précis de droit du travail
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NOTIONS DE TRAVAIL ET DE DROIT DU TRAVAIL
Le travail est défini comme le déploiement d’énergie pour l’accomplissement d’une activité productive. Le déploiement d’énergie ayant un but économique est défini comme travail humain, objet du droit du travail.
La Constitution Italienne (art. 4) définit le travail comme « l’activité contribuant au progrès matériel et spirituel de la société ».
La notion de travail peut être définie:
- dans un sens élargi comme l’ensemble des activités humaines finalisées à un but économique ;
- stricto sensu comme l’activité accomplie sous une forme subordonnée par un sujet (travailleur) au service d’un autre sujet (employeur) en échange d’une rétribution économique.
Considérant les différentes formes que le travail peut avoir (d’organisation, d’exécution, intellectuelles, techniques, manuelles), l’article 2060 du Code Civil dénote l’existence d’une variété considérable d’espèces de travail : activité d’entrepreneur, artisanale, intellectuelle, artistique, professionnelle, subordonnée.
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French to Italian: Search engines
Source text - French Le droit du référencement
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Le monde du référencement est l'objet de nombreuses interrogations. Nombreuses sont les sociétés qui administrent des outils de recherche (moteurs de recherche ou annuaire) et s'interrogent quant à un modèle économique. Jusqu'ici le principe généralement admis était celui de la gratuité du référencement, le modèle économique étant basé sur d'autres sources de rémunération (publicité, partenariat divers, licence, ...). Certains ont déjà franchi le pas et proposent des référencements payants en tout ou partie. Les utilisateurs quant à eux s'interrogent sur les règles du référencement, les garanties qui pourraient leur être offertes (en terme de positionnement) et les risques qui pourraient naître d'abus en matière de droit de la concurrence. Au milieu les intermédiaires, autrement appelés les prestataires de référencement, qui doivent savoir surfer entre les exigences de leurs clients, les règles des outils de recherche et la protection de leur propre know-how.
1. Droits et obligations des outils de recherche
La gratuité n'étant pas un modèle imposé, il convient tout d'abord de préciser que les outils de recherche (que l'on appellera par commodité OR) ont le droit de vivre de leur art. Ils sont donc parfaitement fondés à proposer un référencement payant, voir, pour des OR que l'on voudrait particulièrement efficaces, un paiement à la recherche. D'autres enfin envisagent le commissionnement. Pour cela encore faut-il respecter les règles du jeu de l'affichage des prix et de leur transparence.
La rémunération posera également immanquablement la question de la responsabilité car si l'on peut imaginer aujourd'hui (et ce n'est d'ailleurs pas certain) que les OR ne sauraient voir leur responsabilité engagée du fait d'un défaut de référencement gratuit, il n'en sera certainement pas autrement d'un référencement payant et qu'en cela les OR seront tenus de proposer de véritables contrats à leurs clients permettant de préciser les droits et obligations de chacun. Ces contrats pourraient aisément prendre la forme de conditions générales de service.
Gratuit ou payant le référencement pose également le problème de l'application des règles simples du droit de la concurrence. Pas plus que d'autres secteurs, celui du référencement n'est à l'abri des abus de position dominante ou des ententes illicites. Sur ce point le Conseil Nationale de la Concurrence a d'ores et déjà eu à se prononcer.
2. Droit et obligations des clients
Un point essentiel est trop souvent oublié celui, pour le maître du site du choix des métatag et autres signes distinctifs dans le cadre de son référencement. Certes la jurisprudence a rappelé que l'usage de la marque d'autrui dans le cadre d'un métatag relevait d'un acte de contrefaçon [TGI Paris 4 août 1997] mais il n'est pas exclu qu'une tolérance soit admise, notamment pour les sites de vente de produits et services, afin qu'ils puissent utiliser les noms et marques des produits vendus sur leur site dans le cadre des campagnes de référencement qui ne sont ni plus ni moins que des formes de publicité. On ne peut toutefois que recommander que cette épineuse question soit abordée dès la signature d'un contrat entre un fabricant ou un fournisseur et le e-commerçant.
On a trop tendance à considérer les internautes, dès lors que la recherche est gratuite, comme des consommateurs dénués de tout droit. Là encore la prudence doit être de rigueur et nombreux OR seraient avisés de prévoir des conditions générales d'utilisation de leurs services ne serait-ce que pour " organiser " leur responsabilité.
3. Les droits et obligations des prestataires de référencement
Les relations entre le prestataire et son client devront impérativement s'inscrire dans le cadre de ce que l'on nomme un contrat de référencement qui parmi les points clés devra traiter : de la connaissance marché du prestataire, de l'étendue de son obligation de conseil et des pratiques de référencement mises en œuvre, du choix des mots clés et textes utilisés, enfin des conditions de garantie et de reporting.
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Translation - Italian Il diritto dell’indicizzazione
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Il mondo dell’indicizzazione è oggetto di non pochi interrogativi. Numerose sono le società che amministrano gli strumenti di ricerca (motori di ricerca o directory) e si interrogano su un modello economico da seguire. Finora, il principio comunemente accettato è stato quello dell’indicizzazione gratuita, dato che il modello economico era basato su altre fonti di ricavo (pubblicità, partnership di varia natura, licenza, …). Taluni si sono già tirati d’impaccio proponendo delle indicizzazioni totalmente o parzialmente a pagamento. Dal canto loro, gli utenti si interrogano sulle regole dell’indicizzazione, le garanzie che potrebbero essere loro offerte (in termini di posizionamento) e i rischi che potrebbero derivare da eventuali abusi in materia di diritto della concorrenza. In mezzo vi sono gli intermediari, ovvero coloro che forniscono il servizio d’indicizzazione, che devono barcamenarsi tra le esigenze dei clienti, le regole degli strumenti di ricerca e la tutela del proprio know-how.
1. Diritti e doveri degli strumenti di ricerca
Poiché il carattere gratuito dell'indicizzazione non rappresenta un modello imprescindibile, occorrerebbe innanzitutto precisare che gli strumenti di ricerca (che chiameremo per comodità SDR) hanno il diritto di vivere del proprio lavoro. Sono dunque perfettamente autorizzati a proporre un’indicizzazione a pagamento e si prospetta persino la possibilità di un pay-per-click per gli SDR ritenuti particolarmente validi. Altri, infine, propongono un affidamento a terzi. Sarà pertanto necessario rispettare le regole della visualizzazione e della trasparenza dei prezzi.
La remunerazione solleverà ugualmente e immancabilmente la questione della responsabilità perché, se attualmente è possibile immaginare (e non è del resto sicuro) che gli SDR potrebbero non considerarsi responsabili di un errore relativo all’indicizzazione gratuita, ciò varrà di certo anche nel caso di un’indicizzazione a pagamento. Pertanto, gli SDR saranno tenuti a proporre ai clienti dei veri e propri contratti in cui vengono precisati i diritti e i doveri di ciascuno. Tali contratti potrebbero facilmente assumere le sembianze di condizioni generali di servizio.
Gratuita o a pagamento, l'indicizzazione pone ugualmente il problema dell’applicazione delle semplici regole del diritto della concorrenza. Il settore dell'indicizzazione, al pari di altri settori, non è al riparo da abusi di posizione dominante o da intese illecite. Su tale questione, l’Autorità Nazionale della Concorrenza ha dovuto pronunciarsi sin da ora.
2. Diritti e doveri dei clienti
Un punto essenziale troppo spesso tralasciato è quello della scelta, da parte del webmaster, dei metatag e di altri segni distintivi in materia di indicizzazione. Certo, la giurisprudenza ha ricordato che l’uso del marchio altrui nel caso di un metatag rappresenta un atto di contraffazione [ordinanza del TGI (Tribunale di Prima Istanza) di Parigi, 4 agosto 1997]. Tuttavia, non si esclude la possibilità di un margine di tolleranza, in particolare per i siti che vendono beni e servizi, affinché sia possibile utilizzare i nomi e i marchi dei prodotti venduti sul sito nell’ambito di campagne di indicizzazione che non sono altro che forme di pubblicità. Si raccomanda tuttavia di affrontare questa spinosa questione all’atto stesso della firma di un contratto tra un produttore o un fornitore e il commerciante elettronico. Troppo spesso, dal momento che la ricerca è gratuita, si tende a considerare gli internauti dei consumatori privi di qualsiasi diritto. Anche in questo caso, la prudenza è d’obbligo e numerosi SDR farebbero bene a prevedere condizioni generali di utilizzo dei servizi, se non altro per “organizzare” la propria responsabilità.
3. Diritti e doveri degli intermediari.
I rapporti tra l’intermediario e il cliente dovranno collocarsi tassativamente nell’ambito di ciò che viene chiamato contratto di indicizzazione che dovrà includere tra i punti chiave la conoscenza del mercato dell’intermediario, l’entità dell’obbligo di consulenza e delle procedure di indicizzazione adottate, la scelta delle parole chiave e dei testi utilizzati e, infine, le condizioni di garanzia e di reportistica.
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Translation education
Master's degree - SSLMIT Forlì (Italy)
Experience
Years of experience: 15. Registered at ProZ.com: Mar 2009.
English to Italian (Institute of Translation and Interpreting, verified) English to Italian (Chartered Institute of Linguists) French to Italian (Chartered Institute of Linguists) Italian to English (Chartered Institute of Linguists) Italian to English (Institute of Translation and Interpreting)
Italian to French (Chartered Institute of Linguists) English to Italian (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti) French to Italian (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti) English to Italian (Università di Bologna, Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori, verified) French to Italian (Università di Bologna, Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori) Italian (Università di Bologna, Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori) Italian to English (Università di Bologna, Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori, verified) Italian to French (Università di Bologna, Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori) Italian (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti)
Tri-lingual translator and liaison interpreter: Italian (mother-tongue), English and French.
I’m a determined person always focusing on seriousness and concreteness. I’m currently running my business as a freelance translator in Italy (Modena, Emilia Romagna).
I’m open to knowledge sharing and any kind of professional collaboration, aiming at fulfilling common ambitions and objectives.
***SOMETHING ABOUT MY ACADEMIC CAREER AND EXPERIENCES***ACADEMIC CAREER
* MA in Technical Translation at SSLMIT, ‘Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori’ (School for Interpreters and Translators) in Forlì (Emilia Romagna, Italy), SSLMIT Forlì: 2005 - 2007. Grade: 110/110 with honours.
* BA in Translation and Liaison Interpreting at SSLMIT, ‘Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori’ (School for Interpreters and Translators) in Forlì (Emilia Romagna, Italy), SSLMIT Forlì: 2002 - 2005. Grade: 110/110.
* High School Degree in Foreign Languages, Liceo Linguistico G. Comi in Tricase - Lecce
(Italy): 1997 - 2002. Grade 100/100.
MAIN EXPERIENCES ABROAD
* English Language Summer School (Ireland)
MAIN WORKING EXPERIENCE
* Linguistic Collaborator at AltraConsulenza Snc (March 2009 – May 2010)
* Computational linguist at Expert System S.p.A. in Modena (Emilia Romagna, Italy), a leading company providing semantic softwares for non-structured information management (Expert System): September 2007 – March 2009
* Simultaneous interpreting (French-Italian/Italian-French) at a conference of the Trinitarian Order (Apulia, Italy): September 2007
* Translation of the 2008 official leaflet for the Italian Coast Guard into French: March 2007
CERTIFICATIONS
* Level 3 Translators Workbench version 2007: Trados Certification (November 2008);
* DELF 1er degré (A1-A2-A3-A4): March 2001;
* DELF 2ème degré (A5, A6): December 2000.
MEMBERSHIPS
* Full member of AITI (Italian Translators and Interpreters' Association) since 2012
* ACIL (IoL, Chartered Institute of Linguists) since 2009
* Associate of the ITI (Institute of Translation & Interpreting) since 2009
HONOURS
* Silver medal awarded by former President of the Italian Republic Carlo Azeglio Ciampi for first-rate academic career: November 2002
MAIN FIELDS OF WORK
* Software and website localizations;
* Technical Manuals;
* Information and communication technologies (ICT);
* Law (contracts and so on.);
* Medicine;
* Economics/Finance;
* European Union.
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Project History Summary
Total projects
5
With client feedback
3
Corroborated
3
100% positive (3 entries)
positive
3
neutral
0
negative
0
Job type
Translation
5
Language pairs
English to Italian
3
Italian to English
2
1
Specialty fields
Medical: Instruments
1
Computers: Software
1
Cosmetics, Beauty
1
Energy / Power Generation
1
Gaming/Video-games/E-sports
1
Business/Commerce (general)
1
Other fields
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